
Fuorischermo ha incontrato Fabrizio Bozzetti giovane regista e critico cinematografico, amico e frequentatore da diversi 
anni del Cinema Rondinella. Abbiamo parlato della sua formazione professionale, di quello che ha fatto e capito negli anni.
 Abbiamo parlato di come guarda al cinema, dei tanti mestieri del cinema e delle tante difficoltà a cui si va incontro. 
Abbiamo parlato anche di un concorso organizzato da Nanni Moretti, a cui ha partecipato, come sceneggiatore. Quattro
 chiacchiere amichevoli e qualche consiglio, per vedere come la pensa che nel cinema ci sta entrando concretamente.
In che modo ti sei avvicinato al mondo del cinema?
All’inizio il mio sogno era di fare il giornalista. Ho frequentato, infatti la Facoltà di Lettere con indirizzo
 comunicazione, ed ho cominciato a scrivere di cinema un po’ per caso, un po’ per necessità, senza che la cosa mi
 entusiasmasse molto. Pian piano ho cominciato sempre più ad interessarmi di cinema e quando ho capito che questa era la
 cosa che mi interessava veramente, ho realizzato un po’ di corti autoprodotti, mi sono laureato (Storie delle teoriche del
 cinema su Kusturica) e dopo la laurea ho frequentato la scuola di Ermanno Olmi, a Bassano del Grappa.
Quali sono state le esperienze più concrete dopo i primi anni di formazione?
Ho fatto l’aiuto regista e l’assistente alla regia, e contemporaneamente ho lavorato per la tv per alcune pubblicità. Poi ho
 cominciato a coltivare due filoni di attività parallela: da una parte il regista di filmati per le aziende (più legato ad
 un rientro economico) dall’altra lo sceneggiatore e l’ideatore di cortometraggi miei (aspetto che mi interessa maggiormente,
 oltre a divertirmi).
Ma il tuo sogno è di fare il regista?
Attualmente i miei desideri si concentrano sulla sceneggiatura. Fare lo sceneggiatore ti lascia una enorme libertà, fai
 conti con i tuoi limiti, non hai parametri nei quali devi stare. Hai un grosso margine di libertà. Quelle volte che sono
 stato su un set, ho visto e capito cose, che non immaginavo.
Quanto ti è servita l’esperienza con Olmi?
Tantissimo, nel senso che mi ha fatto capire come conoscere il giocattolo, viverlo, smontarlo, analizzarlo. Ho passato due

 mesi a Bassano del Grappa, più che fare e studiare, sono stato insieme a ragazzi con i quali condividevo la mia passione.
 E’ stato molto appagante. Olmi ha una posizione sul cinema vicina a quella di Kubrick e Wells. Tutto quello che puoi
 imparare sul cinema lo impari in un pomeriggio, per assurdo. E’ molto più importante l’idea di mondo, di come vivi le
 esperienze. In giro c’è gente molto “brava tecnicamente”, che ha una grande conoscenza del mezzo, grande capacità in
 termini di linguaggio, ma non ha una visione forte sul mondo da proporre. Questo credo che sia più fondamentale di altre 
cose.
Quindi cosa consiglieresti ai giovani, che come te, vogliono intraprendere questo percorso?
In termini pragmatici, penso sia importante leggere critici e vedere i film attraverso i loro occhi, ad esempio leggere
 Truffaut: 
Il cinema secondo Hitchcock, è uno dei libri più interessanti e divertenti. Prendere anche critici recenti, o 
 nomi di riferimento "attendibili" e cominciare a vedere film e confrontarli con quanto viene detto; leggere riviste di
 cinema, oppure libri di cinema, tanto di "grammatica" e teoria quanto di divertimento. Inoltre è fondamentale crearsi un 
retroterra, una nuova cultura. Se uno capisce chi è Francis Bacon, capisce chi è David Linch.
Tornando indietro, che ruolo ha avuto nella tua carriera, fare l’aiuto regista e l’assistente?
Frustrante e importante al tempo stesso. Importante perché mi ha dato l’idea, rispetto alle cose di pure divertimento che
 facevo, del lavoro del regista: lavoro di incastro dei tempi, organizzazione, gestione. Ti aiuta a togliere il compimento
 narcisistico del dire “faccio il regista”. Ho concepito il lavoro in maniera concreta. E’ un lavoro molto gestionale, sei
 condizionato dalla macchina economica anche nei film poveri. Nella cosiddetta economia dei tempi ho capito i tempi, i
 meccanismi e le complicazioni. E’ stato frustrante perché mi sentivo lontano da quello che faceva il regista.
 
Venendo al presente, parlaci di questo concorso con Moretti.
Ho scritto questa storia che inizialmente era breve, ma lasciava anche molto di non spiegato. Ho cominciato quindi a
 svilupparla, tanto da farla diventare un lungometraggio. L'ho scritta in forma di soggetto. In seguito ho scoperto il
 concorso di Moretti: bisognava inviare 10 pagine di soggetto cinematografico. Ho compresso la storia nelle 10 pagine e
 l'ho spedita. A Moretti sono arrivate quasi 1000 soggetti, il concorso ha avuto un grande successo. Dopo le prime
 scremature, hanno selezionato 14 storie di cui 6 subito premiate come soggetti, e le altre 8 sono state individuate per
 le potenzialità del soggetto, e sono state raccolte in un libro. La mia era tra le 8 storie potenziali. Successivamente
hanno proposto di farne il trattamento (fase di passaggio tra il soggetto e la sceneggiatura), e la migliore verrà premiata
 con 5000 euro.
Moretti è famoso per la sua forte personalità. Cosa puoi dire dopo averlo conosciuto?
Una delle cose che mi ha sorpreso e mi ha fatto molto piacere, è stato il modo in cui Moretti ha seguito l'iniziativa

 (telefonandoci anche) e soprattutto organizzando una serata di premiazione a Roma presso il cinema Sacher. Ci ha invitati
 a Roma, la serata era a porte chiuse, solo parenti e amici intimi, e ha fatto leggere alcuni brani delle storie dai suoi
 attori feticcio tra cui Silvio Orlando, Jasmine Trinca ma anche Mastandrea. E’ stata una generosa manifestazione di
 interessamento, visto che non ci sono stati ritorni economici. C’era un’atmosfera di grande attenzione e grande rispetto.
 Moretti ha capito benissimo che per uno sceneggiatore, queste sono occasioni molto importanti, visto che non c'è mai lo
 spazio per presentare le proprie idee.
Che ne sarà della storia?
Non si sa ancora il destino delle storie premiate. Essere giunti fino a questo punto è già un grosso successo. Penso che la
 mia storia non possa essere prodotta in Italia, viste le varie esigenze spaziali. La vicenda, infatti si svolge in diversi
 continenti, è lontana dagli standard produttivi. Vedremo. Moretti parlando della mia storia ha detto 
“La tua storia tra 
quelle arrivate in finale era, in termini di contenuti quella che mi interessava meno, e quella che in termini
 cinematografici era meglio strutturata e meglio scritta”.  Questa cosa mi ha fatto un enorme piacere perché quasi tutti i
 partecipanti erano sceneggiatori professionisti, con alle spalle anni di esperienza. Ovviamente  spero che venga premiata
 come trattamento, che venga trattato il lavoro di scrittura e che mi venga proposto di collaborare con la Sacher. Nel caso
 fossi io a vincere, userei il premio interamente per girare il corto da cui è tratta la storia.
Fabrizio, due settimane dopo l’intervista è stato convocato a Roma per ritirare il premio come vincitore.
Se vi interessa raccogliere maggiori informazioni su Fabrizio Bozzetti, sulla sua carriera e sui suoi lavori, visitate il
 sito www.sceneggiatori.com, un sito dedicato alle sceneggiature, agli sceneggiatori e più in generale al mondo del cinema.
 E’ un sito che permette di rimanere aggiornati con le date dei Festival e i Concorsi. Propone anche una serie di links
 molto utili che permettono di addentrarvi nel variegato mondo del “fare il cinema”.