
Appena rientrata dal viaggio di lavoro in Africa, dove ho girato il documentario 
Il nostro Rwanda, sono andata a 
intervistare Jean Leonard Touadi, storico e giornalista. Jean Leonard è sposato con una donna italiana e hanno tre bambini.
 Mentre l’intervistavo sul Rwanda, vedevo i bambini e la moglie passare nel corridoio, su un comò c’era la fotografia del
 loro matrimonio, la casa non aveva niente di etnico o del nostro modo di intenderlo. Ridendo mi hanno raccontato i luoghi
 comuni che gli italiani dicono sulle coppie miste. La stessa cosa mi è capitata a cena della mia amica Jeanne, rwandese e
 anche lei nel gruppo del viaggio. Jeanne è sposata con un italiano, hanno anche loro due bambini. Durante la cena abbiamo
 chiacchierato di figli, di scuole, di matrimoni. Ho pensato che era la prima volta che avevo degli amici neri e che sarebbe
 stato bello raccontarli in una storia d’amore, fuori dal pietismo umanitario, dall’idea di una nostra silenziosa
 superiorità, di una loro dipendenza. Il rapporto con miei due nuovi amici era molto più interessante, misterioso, ambiguo
 e caldo delle idee astratte su di loro. Così è nato 
Bianco e Nero, una storia d’amore tra un giovane uomo italiano 
piuttosto normale senza grandi idee sul tema dell’Africa e una donna senegalese che vive in Italia da dieci anni. È una
 passione d’amore che però fa soffrire altre persone, dato che i due sono sposati, e scuote i nuclei familiari, sia quello
 senegalese che quello italiano, facendo emergere molte idee preconcette sulle differenze. Alla base del film c’è la domanda
 che ho messo in bocca al personaggio interpretato da Fabio Volo: «Perché non abbiamo nessun amico nero?». Volo lo chiede
 alla moglie, Ambra Angiolini, dopo aver letto di nascosto il diario della donna africana di cui si sta innamorando. Nel
 diario, Nadine si chiede la stessa cosa: «Perché non abbiamo nessun amico bianco?». Da queste due domande incrociate nasce
 l’idea del soggetto che ho scritto con Giulia Calenda e Maddalena Ravagli: toccarsi, entrare in un contatto profondo,
 affascinante e difficile. Io credo che la mancanza d’amore e di conoscenza, il non mischiarsi, vivendo vicini e lontani
 nelle città in cui non ci incontriamo, sia proprio uno degli aspetti più preoccupanti del razzismo della nostra epoca. Le
 relazioni e i matrimoni misti, che sono le grandi e nuove occasioni del genere umano, fanno paura: persino in un paese

 così misto come l’America, non si è mai visto in un film una donna nera (veramente nera e non stinta) fare l’amore con un
 bianco. 
Bianco e Nero è una commedia e anche la storia di un amore appassionato. I due mondi distanti - italiano e
 senegalese - si difendono dalla passione dei due, pensano che siano attirati dalla novità. Prevedono che non potrà
 funzionare e non si accorgono - anche i due innamorati a tratti non riescono vederlo - che sono solo un uomo e una donna 
in amore. La commedia permette di parlare di cose contraddittorie, sfuggenti e rimosse, senza indicare subito i buoni e i
 cattivi. Così i genitori di Ambra Angiolini nel film, interpretati da due magnifici attori come Anna Bonaiuto e Franco
 Branciaroli, o la madre di Volo, una Katia Ricciarelli irresistibile, sono gli italiani che vogliono essere buoni e pensano
 in verità cose che non osano dire. La commedia permette di tirare fuori questi sentimenti senza spaccare il mondo in due,
 ma facendo anzi sentire che ognuno di noi potrebbe innamorarsi di qualcuno completamente diverso da sé e, messo in un’altra
 posizione, averne paura.