 Il progetto
Il progetto 
Mi sono innamorato dell’idea del mio amico sceneggiatore Philip Blasband di girare una specie di tragicommedia romantica
 politicamente scorretta. Quando poi abbiamo sviluppato la storia, ci è stato chiaro che sarebbe stato un progetto davvero
 difficile da finanziare. E così è stato: c’è voluto tanto, tanto tempo. La sceneggiatura addirittura esisteva prima che
 iniziassi a scrivere il mio primo film del 2003, 
Le Tango des Rashevski. È sempre la solita storia: tutti cercano
 una sceneggiatura originale, ma, quando salta fuori, tutti si spaventano. Dopo non so quanti tentativi, un giorno arriva
 il mio produttore, Sébastien Delloye, e mi chiede: “Pensi di poterlo fare in inglese?”. Sébastien era appena tornato dal
 Festival di Rotterdam, dove aveva incontrato un produttore inglese a cui era piaciuta l’idea e che gli aveva proposto di
 provare a girarlo in inglese. La trasformazione avvenne facilmente e ci dette l’opportunità di avere nuovi spunti.
 Incontrammo, infatti, lo sceneggiatore inglese Martin Hennon, che fece un lavoro fantastico, adattando il copione e 
inserendovi proprio quello che cercavamo. Infine, il mio produttore ed io apportammo degli ulteriori cambiamenti per
 ottenere esattamente quanto avevamo in mente. 
Un vero sacrificio
Maggie è una donna semplice, buona e generosa. Non ha un grande bagaglio culturale, né ha avuto occasione di viaggiare.
 Sposata con il suo primo ragazzo, gli è rimasta fedele perfino dopo la sua morte. Maggie, che non avrebbe mai nemmeno
 immaginato che potesse esistere quel genere di lavoro, lo accetta semplicemente perché non vede altra soluzione e anche
 perché è un po’ ingenua. La sua scelta è totalmente innocente. Nella sua testa, sta semplicemente facendo un lavoro per
 guadagnare il denaro per le cure mediche di suo nipote. Inoltre, non può uscirne fuori a causa dell’accordo fatto con il

 proprietario del locale, Miki. Maggie è una donna meravigliosa che compie un vero sacrificio, ma è anche una persona che
 prende sul serio gli impegni, finendo per avere un grande successo e per cambiare la sua vita. Probabilmente il sex club
 non è il posto migliore per innamorarsi, ma mi piaceva l’idea che ciò accadesse ai protagonisti proprio in un luogo dove
 nessuno può immaginare che avvenga una cosa simile. Maggie al lavoro Nel mio film volevo mostrare il lato tragicomico della
 vita quotidiana, ma non fare un reportage sul business del sesso. Dal momento che Maggie è davvero in buona fede, ho deciso
 di filmare le sue scene al lavoro con pudore, concentrandomi nel raccontare tutto con le espressioni del suo volto e con
 il linguaggio del corpo. 
Marianne Faithfull
Ero in volo e leggevo un articolo su Marianne Faithfull impegnata in 
Marie Antoinette di Sofia Coppola. Appena
 atterrato, ho chiamato il mio produttore e anche lui era d’accordo sul fatto che fosse perfetta. Tutti erano d’accordo. Mi
 sono giunte voci che Sofia era molto soddisfatta del lavoro di Marianne, così contattammo il suo agente e gli mandammo
 immediatamente la sceneggiatura. Ventiquattro ore dopo ci richiamò per dirci che Marianne si era innamorata del copione e
 voleva incontrarci. Appena ce ne fu l’occasione, il produttore ed io capimmo subito che Marianne era Maggie. Era lei. 
Lavorare con Marianne 
Lavorare con Marianne è stata un’esperienza straordinaria. Lei non è la classica attrice di mestiere, è una vera artista. E
 fin dall’inizio mi ha permesso di trasformarla nella Maggie che avevo in mente. Anche quando non le piaceva una battuta o
 una mia idea della scena, la interpretava seguendo le mie indicazioni: è stata molto professionale e, al tempo stesso, una
 grande artista. 
 Lavorare con Miki
Lavorare con Miki
Avevo in mente Miki fin dall’inizio. Ci eravamo già incontrati già da quando cercavo di realizzare il progetto in Francia.
 La sceneggiatura gli era piaciuta, ma credo che pensasse che il film non si sarebbe mai fatto. Tuttavia, lo chiamavo
 regolarmente per tenerlo informato sui nostri passi, e lui mostrava sempre lo stesso interesse e lo stesso entusiasmo. Miki
 vive a Belgrado e non ama volare. Ha viaggiato in treno ventisei ore fino a Parigi per un incontro di un’ora con Marianne
 e con me. Appena ho visto come si guardavano, ho capito che erano la mia coppia. Poi Miki si è rifatto ventisei ore di
 treno per tornare a Belgrado… È un grandissimo attore e ci siamo divertiti molto a lavorare insieme. 
A History of Marianne…
Grazie ad una carriera che spazia per oltre quattro decadi e un carisma con pochi eguali sulla scena internazionale,
 Marianne Faithfull può considerarsi una delle grandi star della cultura pop contemporanea, un’artista dal percorso
 poliedrico che ha saputo sedurre generazioni di spettatori. Nata Marian Evelyn Faithfull, viene alla ribalta come cantante
 nel 1964, durante l’incandescente stagione della Swinging London: la canzone d’esordio è 
As Tears Go By, scritta
 tra gli altri da Mick Jagger e Keith Richards, e il suo successo apre la pista ad altri celebri singoli, come 
This
 Little Bird, 
Summer Nights e 
Come and Stay With Me. Dopo il naufragio del matrimonio con l’artista John
 Dunbar (da cui nascerà il figlio Nicholas), Marianne Faithfull inizia a frequentare la cerchia dei Rolling Stones, dando 
il via con Mick Jagger a una delle più famose e tormentate relazioni della storia del rock. In questo periodo, intraprende 
anche la carriera di attrice, recitando per alcuni dei maggiori registi delle nouvelle vague internazionali, da Jean-Luc 
Godard (
Made in the U.S.A. ) a Kenneth Anger (
Lucifer Rising), da Tony Richardson (
Hamlet) a Jack
 Cardiff (
The Girl on a Motorcycle). Dopo la separazione da Jagger, nel 1970, per Marianne inizia un lungo periodo

 buio legato alla dipendenza dalla droga, da cui riemergerà parzialmente con un album di ispirazione country, 
Dreaming
 My Dreams (1977), e con quello che tuttora è considerato uno dei suoi dischi migliori, 
Broken English (1979).
 La risalita verso il successo conosce una tappa decisiva nel 1987, con un’opera dalle influenze jazz e blues, 
Strange
 Weather, ma è negli anni novanta che la Faithfull
torna protagonista delle scene internazionali, interpretando il ruolo della madre iper-protettiva nell’allestimento
 berlinese dell’opera rock The Wall di Roger Waters, dei Pink Floyd. La sua ricerca sui lavori di Bertold Brecht e Kurt
 Weill si traduce inoltre in alcune delle sue performance più mirabili: nel 1993 interpreta Jenny nell’
Opera da tre 
soldi al Dublin’s Gate Theatre, nel 1998 incide l’opera I sette peccati capitali, che porta nei teatri lirici di tutto
 il mondo, inclusi Londra, Berlino, New York e Salisburgo. Frutto di questa passione per il cabaret dell’epoca è anche un
 album acclamato come 
20th Century Blues, a cui faranno seguito nuovi dischi come 
A Secret Life (1995),
 
Vagabond Ways (1999), 
Kissin’ Time (2002) e 
Before the Poison (2005). Dopo aver ripreso anche la 
carriera di attrice per il cinema negli anni novanta (
When Pigs Fly, 1993, 
Shopping, 1994, 
Moondance,
 1995), lavora per registi del calibro di Patrice Chéreau (
Intimacy, 2001), Gus Van Sant (episodio 
Le Marais di
 Paris je t’aime, 2006), Sofia Coppola (
Marie Antoinette, 2006). Tra le sue interpretazioni teatrali, va inoltre
 ricordata quella da protagonista nella parte del Diavolo nel musical 
The Black Rider (2004) diretto da Robert
 Wilson e scritto da William Burroughs e Tom Waits. Il suo terzo libro autobiografico, 
Memories, Dreams and 
Reflections, è uscito nell’ottobre del 2007.