FUORISCHERMO

 

IL CURIOSO CASO DI BENJAMIN BUTTON
FLYER
Titolo originale: The Curious Case of Benjamin Button
Regia: David Fincher
Sceneggiatura: Eric Roth
Montaggio: Kirk Baxter, Angus Wall
Musica: Alexandre Desplat
Fotografia: Claudio Miranda
Interpreti principali: Brad Pitt, Cate Blanchett, Tilda Swinton, Elle Fanning, Jason Flemyng, Julia Ormond, Taraji P. Henson, Josh Stewart, Peter Donald Badalamenti II, Chandler Canterbury, Joshua DesRoches, Joel Bissonnette, Donna DuPlantier, Deneen Tyler, David Ross Paterson
Origine : USA 2008
Durata: 166 Min

FLYER Benjamin Button, un po’ Forrest Gump (non è un caso che Eric Roth sia sceneggiatore qui e lì) e un po’ Big Fish, alterna presente e passato con naturalezza, dosa sense of humor a momenti di tristezza e rancore, si snoda sui ricordi, le parole di un’insistente, instancabile voce off, prova ad interrogarsi sul valore dell’amore vissuto. È un film sulla crescita e la decadenza del corpo ma, soprattutto, anche del cuore e di ciò che una persona custodisce nei suoi pensieri. È un film che racconta della morte, della solitudine, ma non si nasconde quando sceglie la vita, lo sguardo curioso, la passione per una scoperta, per un viaggio, per un incontro. È un film ambizioso, forse troppo, in grado certamente di emozionare (complici musiche, fotografia seppia, luci e ombre studiate), capace di tenerti lì semplicemente per vedere come andrà a finire, come si chiuderà il cerchio. Ecco allora che, grazie ai limiti, Benjamin Button si rivela un film umano, un film-persona (non è un caso che il titolo sia nominale, come quasi sempre accade anche nel cinema del citato Tim Burton), perché stabilisce una stretta relazione con chi guarda, nel senso che vuole a tutti costi far vedere come il corpo e le sensazioni mutino con il tempo, come, alla fine, il reale si sovrapponga all’irreale. Qualcuno potrebbe chiamarla perversione, qualcun altro voyeurismo, altri condivisione. In ogni caso, è cinema.
DAZEROADIECI:: 7,5
MATTEO MAZZAMATTEO MAZZA


FLYER Il primo da destra a sinistra. Anche il secondo lo allacci da destra a sinistra: ma il terzo, il terzo no. Il terzo bottone è cucito al contrario. Per quest’ultimo si deve “cambiare”, perché tutto lì è diverso. Particolari insignificanti, come allacciare una camicia, prendere un caffè, svegliarsi in ritardo, scordare un cappotto, certe volte possono cambiare tutto intorno a noi.
Benjamin è un po’ diverso da tutti gli altri, lui nasce con artrosi e cataratte e ringiovanisce poi, lui è curioso “fin da piccolo” (“cosa c’è dietro l’angolo..”) nonostante le sue difficoltà: a muoversi, a imparare, a vivere. E’ attento ad ogni particolare della sua strana esistenza, perché convinto che partendo da questi si può modificare la realtà. Fincher dirige un film che svela un punto di vista fuori da ogni schema, un occhio che ci guida dalla fine all’inizio (nell’intreccio e nella vita) alla scoperta di viaggi fantastici. I lungometraggi precedenti del regista ruotano intorno a spazi chiusi (dalla cantina di Fight Club all’ufficio di Zodiac) e ossessioni interiori (investigative o militanti), ma ora tutto fa perno sulla scoperta del nostro protagonista: conoscenze e sentimenti, esperienze e avventure scivolano negli anni di Ben, mentre ciò che importa è vivere oltre ogni limite il dono (sempre che sia un dono) che gli è stato concesso, assaporando spazi aperti e terre lontane.
Benjamin fa volare i suoi sogni perché è ostinato nel continuare ad amare i piccoli eventi e gli occhi blu della sua donna, “insignificanti come bottoni”, ma indimenticabili. Da quando il nostro personaggio salpa a bordo di un rimorchiatore, i colori, i dialoghi, gli ambienti, assumono un tono più fiabesco (da favola per bambini, o che rende bambini): si apre un territorio di avventure ed esperienze così “curiose” da diventare magiche e surreali, in una pellicola affascinante e malinconica come un tramonto sul mare.
DAZEROADIECI:: 8,5
ANDREA GUETTAANDREA GUETTA