Ficarra e Picone tornano al cinema (terzo film dopo l’esordio con Nati stanchi e il successo di Il 7 e l’8) questa volta co-diretti da Gian Battista Avellino. Un film fatto a sei mani, costruito sull’idea semplice e fin troppo genuina che i litigi non portano da nessuna parte e che alla fine, tutto si può/deve sistemare (soprattutto in famiglia). Eppure dietro ad un’apparente operazione cine-televisiva-cabarettistica si nasconde un progetto simpatico e intelligente che spinge a riflettere su vizi e virtù della realtà siciliana (il film è girato a Catania e di per sé, questo, rappresenta una sorta di inedito), ma non solo, su certe abitudini dei nostri tempi (dall’ipocondria alle truffe, dai matrimoni bianchi al pizzo), su certi ruoli e su certi luoghi comuni con cui tutti, prima o poi, sono costretti a confrontarsi. Il risultato è positivo, e il film è fatto per un pubblico di grandi e piccoli, con un certo ritmo e con una buona dose di gag gustose. Due dubbi: cinema semplice o semplificato? E poi, è già arrivato il momento per i due attori di cominciare a ripensare/ricollocare la loro fortuna (e non pensare solo a battere il chiodo finché è caldo)? Comunque niente a che vedere con cinebollitinatalizi (da Pieraccioni a Boldi, da De Sica a Salemme). Qui almeno la dignità dello spettatore non è intaccata.
DAZEROADIECI:: 6
MATTEO MAZZA