FUORISCHERMO

 

LA TIGRE E LA NEVE
FLYER
Regia: Roberto Benigni
Sceneggiatura:Roberto Benigni, Vincenzo Cerami
Fotografia:Fabio Cianchetti
Montaggio: Massimo Fiocchi
Musica:Nicola Piovani
Interpreti principali:Roberto Benigni, Nicoletta Braschi, Jean Reno, Tom Waits
Origine : Italia, 2005
Durata:118'
Colore






FLYER Gioco di speranza e desiderio. Benigni torna a confrontarsi con il presente dopo le due parentesi nel passato (La vita è bella, Pinocchio). Lo fa con toni gentili e delicati. Diverte e lancia qualche frecciatina. Ogni tanto punge. Ogni tanto commuove. Ogni tanto rimane in bilico. Meno comico e tagliente di film come Il Mostro o Johnny Stecchino, La tigre e la neve è un atto d’amore. Un poesia d’amore dedicata alla vita e alla sua donna amata. E’ un film che mescola e ripropone i siparietti classici di Benigni: l’amata inafferrabile e le scene in mutande, gli imprevisti e i fraintendimenti, il gioco e l’assurdo. Una favola dei tempi moderni ambientata in uno dei luoghi più disperati della terra. Serviva più amarezza per scuotere del tutto lo sguardo. E forse più coraggio. Ma il megaflop di Pinocchio non ha permesso di rischiare troppo. Allora La tigre e la neve ci fa incontrare i sogni, l’amore, la bellezza, la speranza. Benigni è così. Imprevedibilità affettuosa. E generosa. Un cinema da custodire.
MATTEO MAZZA


FLYER Dopo la delusione (sua e nostra) per la fiaba/fiaba di Pinocchio, Benigni torna alla formula che gli ha dato il massimo successo, ossia fiaba/grande-tragedia-storica. Di nuovo, privilegiando il primo elemento (con una costruzione letteralmente da manuale, che segue lo schema delle fiabe di magia individuato da Propp negli anni ’20), a scapito di un contesto storico-ideologico (la guerra in Iraq con annessi e connessi) in fondo intercambiale con qualsiasi analoga situazione bellica. La regia di Benigni e la messa in scena rimangono ad un livello di naïveté che ha fatto storcere il naso a molti critici, che non si sono lasciati conquistare dalle molte citazioni poetiche e autocitazioni musicali e cinematografiche (da Waits a Fellini, da Conte a La vita è bella). Ma il messaggio e il tono dei suoi film (qui, insieme all’amore laico, è la poesia come arte di realizzare l’impossibile e di unire gli opposti che realizza il miracolo che salva dalla guerra e dalla morte) hanno comunque una grazia e una simpatia che si fanno perdonare le manchevolezze stilistiche.
MAURO CARON