
Presentato in concorso alla Mostra di Venezia, il film di Ozpetek, tratto dal romanzo omonimo di Melania Mazzucco, scava
 dentro l’intimità di una famiglia, intrecciando storie d’amore, rabbia e solitudine moderne. Queste solo alcune
 considerazioni del regista.
Come sei entrato in contatto con il romanzo Un giorno perfetto?
E’ partito tutto da Domenico Procacci che mi ha mandato la prima sceneggiatura scritta da Sandro Petraglia, dicendo che
 aveva i diritti ed era un progetto che gli piaceva molto. Dopo averla letta ho subito accettato. Poi però ho avuto dei
 ripensamenti perché ho capito che era difficile raccontare una storia del genere. Ma mi ha talmente affascinato la passione
 che il personaggio di Antonio ha verso Emma, che quello è stato il movente per entrare veramente nel progetto.
Come avete adattato il romanzo al film? 
Con Sandro Petraglia ci siamo messi a lavorare ed abbiamo praticamente rielaborato tutto, ho cambiato alcuni personaggi e
 ne ho aggiunti altri perchè avevo comunque bisogno di cucirmi addosso la storia, e ho capito che non potrei mai fare un
 film soltanto dall’esterno, fare solo la regia. Naturalmente mi sono confrontato sempre con Melania Mazzucco che aggiornavo
 su tutto. Le ho detto cosa avevo cambiato: un uomo era diventato una donna, ho aggiunto un personaggio che è quello di 
Angela Finocchiaro, insomma ci sono varie cose che ho aggiunto o cambiato. Il personaggio di Adriana, la mamma di Emma, a
 me piace molto, nel romanzo e nella sceneggiatura era invece sgradevole, mi sono ispirato al personaggio del film “Io la

 conoscevo bene” che ho amato molto e ho immaginato che la Sandrelli non si fosse mai buttata di sotto. In quel film faceva
 la comparsa e ho pensato che fosse poi andata ad abitare in periferia e che avesse cominciato a “fare le carte” e a fare
 l’oroscopo; una disgraziata con una figlia altrettanto disgraziata però molto tenera e divertente, un personaggio
 completamente nuovo rispetto al romanzo.
Come hai scelto gli attori? 
Ho scelto quelli che erano giusti per il ruolo e basta, solo questo. 
Nei tuoi film precedenti c’è sempre al centro il rapporto d’amore tra le persone, in questo caso c’è una relazione 
malata…
Si, però c’è anche un forte sentimento d’amore, nel senso che comunque desiderare un’altra persona in questo modo mi
 affascina molto, qui non si capisce chi è la vittima e chi è il carnefice, alla fine si confondono, e il carnefice è solo
 la vita che li porta a fare delle azioni anche gravi. Però lo spettatore guarda e cerca di capire. Sui giornali leggiamo
 notizie di “mostri” che uccidono e fanno cose tremende, nel film invece sono rappresentati gli stati d’animo di questi
 “mostri” che sono invece persone come noi.