FUORISCHERMO

 

ROMANZO CRIMINALE
FLYER
Regia: Michele Placido
Sceneggiatura: Michele Placido, Sandro Petraglia, Stefano Rulli, Gianfranco De Cataldo dal romanzo di Gianfranco De Cataldo
Fotografia: Luca Bigazzi, Gianfranco De Cataldo
Montaggio: Esmeralda Calabria
Musica: Paolo Buonvino
Interpreti principali: Kim Rossi Stuart, Pier Francesco Favino, Claudio Santamaria, Stefano Accorsi, Jasmine Trinca, Anna Mouglalis
Origine : Italia, 2005
Durata: 153'
Colore





FLYER Romanzo criminale è un viaggio nel tempo. Il crime-story di Michele Placido assorbe quasi vent'anni di storia d'Italia. Anni in cui la Banda della Magliana trovò in Roma il palcoscenico ideale per i propri traffici. Un albero che andava ramificandosi in tutto il paese. Le vicende del Libanese, del Freddo, del Dandi ci accompagnano nei tempi e negli spazi che furono. L'occhio di Placido è attento. Scrupoloso. Placido dimostra di sapere quel che vuole. L'utilizzo continuo dei primi piani ne è la conferma. Oppure le numerose citazioni del "cinemaamanoarmata", i poliziotteschi degli anni '70. C'è anche l'impronta del maestro Rosi e del suo cinema civile come patrimonio culturale. Ma la mano di Placido non è sempre ferma, non sempre centra l'obiettivo. Romanzo criminale è un film passionale, pregio e limite di un'operazione ambiziosa e coraggiosa. Ma c'è troppo di tutto in questo film. E i grandi classici insegnano come sia rischioso e faticoso affiancare cinema ed epopea gangsteristica. Ecco perché qui, tutto è troppo condensato. Romanzo criminale è un film che si appesantisce con l'incalzare degli eventi. Perde lentamente di freschezza. Non sempre la fotografia è efficace, non sempre i filmati-inserto funzionano. Non tutti i personaggi che danzano attorno alle vicende riescono a reggere l'intensità del Freddo. E neppure la sceneggiatura di Rulli e Petraglia conserva il rigore di cui necessiterebbe. Rimane avvincente la sensazione di trovarsi di fronte a un’epopea. Un film importante. Un pezzo della storia d'Italia inquadrato dalla strada. Uno sguardo sulla vita che si incrocia con quella dell’intero Paese. Come tanti pezzi di vetro rotti. Boccata d’aria fresca. Un film da difendere.
MATTEO MAZZA


FLYER La peggio gioventù: e si capisce come mai i produttori avessero prima di tutto pensato a Giordana (che poi preferì invece dedicarsi a Quando sei nato non puoi più nasconderti) per dirigere questa storia: la coralità, la centralità di un gruppo di giovani e il tempo che passa, la collocazione delle storie personali sullo sfondo della Storia sono tutti elementi che la accomunano alla saga de La meglio gioventù. Qui i protagonisti sono i criminali della banda della Magliana, spietati banditi che rischiano di apparire degli ingenui dilettanti al cospetto della storia italiana di quegli anni, tra servizi segreti deviati, stragi impunite, statisti assassinati e via di questo passo. Placido non ha a disposizione i tempi lunghi della tv, e condensa il magmatico materiale in un racconto registicamente duro, stringato ed efficace (è un piacere anche risentire le inflessioni dialettali, quasi cancellate dal cinema italiano d’oggi: vedi anche il film di Avati ora nelle sale). Ma la sceneggiatura poteva risparmiarsi qualche ridicolaggine associata al commissario di Accorsi, così come la romanticizzazione spinta del personaggio di Rossi Stuart.
MAURO CARON